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Forma Urbis

Miseria, ricchezza, opulenza, nobiltà, operosità, livello sociale, arroganza, mitezza, delicatezza, aggressività, azzardo... 

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Qualità dell’uomo che si possono esprimere in architettura, come ben sappiamo dai tanti esempi che abbiamo in Italia.

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Venezia, appoggiata sul mare, che svetta tra i monti, come il fasto della ricchezza dei suoi mercanti e dei suoi nobili, poi la campagna con le sue costruzioni massicce e utili al lavoro dei campi e del bestiame, poi Aquileia, vecchio porto romano, il portello di Padova, approdo di commerci, le case popolari di Mestre, le fondamenta nuove a Venezia, il graticolato romano di Borgoricco, i quartieri satellite di Padova che la rendono una "città metropolitana", le case dei pescatori delle isole di Murano, Pellestrina...

infine Chioggia, che racchiude in sé una moltitudine di sfaccettature dal nucleo storico romano, i rinascimentali palazzi nobili, le casupole di marinai, le vecchie "bettole" dei lavoratori del porto, le calli strette, la sua nuova periferia moderna.

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Immobili, ammassi di mattoni, legno e pietre, bestemmie, infortuni, morti, storie di investimenti andati male, ed altri andati bene, ristrutturazioni "ardite", altre modaiole, altane impossibili, scale contorte, magnifiche porte d’acqua, lastricati con pietre di recupero, altri con pregiata pietra d'Istria, muri sgangherati,  piazze, vecchie briccole, sommessi moli. Tutto questo è funzionale e derivato dall’uomo, dal suo carattere, dai suoi bisogni, dalla sua voglia di mostrarsi, di prevalere sull’altro, di rendere manifesto a tutti il proprio concetto di bello (o più spesso, di brutto). 

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Tutto questo non esisterebbe senza l’uomo. E tutto questo non ha senso di esistere senza l’uomo. 

Vivere le città deve essere l’unico scopo finale del restauro immobiliare, della valorizzazione della città. 

Alle 19:00 di sera Euro Disney chiude...Nessuno ci vive fino al mattino dopo. 

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Un luogo può essere fantastico, bellissimo, una favola, ma se rimane una favola che vive solo di se stessa non ha utilità, non entra nella quotidianità umana, non respira, è solo un oggetto da mettere in mostra.

"Andiamo dove c’è vita!"

Questo è il motto dell’uomo, dei giovani alla sera, del turista in vacanza, l’uomo è un animale sociale, non tende all’isolamento. Con l’isolamento e la solitudine si muore. La socialità è la celebrazione dell’essere pensante. Da sempre.

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La pandemia ha fatto chiudere Venezia, come chiude Euro Disney alle 19:00

Ne ha risentito il turismo. 

 ...E gli abitanti? ... Bho?! 

Qualcuno ne ha mai parlato? 

Ma ci abita ancora qualcuno davvero a Venezia? Ovviamente no, perché le case costano molto e la vita pure, i servizi per i residenti sono sempre meno.

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Chioggia pulsa di vita, di imprecazioni quotidiane, di lavoratori che si alzano alle 4 del mattino o che alle 4 del mattino rientrano in porto, puzza di detersivo per il lavaggio delle calli, odora di urina negli angoli, è rumorosa di gente che strilla da una casa all’altra, attraversata da bici elettriche impazzite, o da barchini che sfrecciano nei canali.

Li vi puoi ancora incontrare un vecchio saggio con la barba che offre da bere ai viandanti.

Gatti malconci che mangiano gli avanzi e si azzuffano la notte.

Luci sfavillanti nei bar e luci fioche nelle vecchie osterie.

Puzza di fumo, di salmastro della Laguna.

L'umido della nebbia.

Profumo di ammorbidente delle lenzuola stese sopra la testa di chi passeggia nelle calli.

Profumo di incenso.

Di crema solare.

Voglia di estate, di riscatto, di tranquillità. Orgoglio di se stessi, che nessun altro posto è meglio di questo. 

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Forse è vero, forse no...

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Di certo le città che pulsano di vita attirano altra vita, attirano il turista, attirano il Times, fanno si che la gente si chieda perché sono così felici, che noi non ci riusciamo...

 

Alessandro B. 

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