Marino Chapter 15
Saltò sulla sedia, spaventato dall'improvviso spalancarsi della porta collocata sul lato opposto della stanza.
Delle tre figure che gli si pararono innanzi, solo quella al centro attirò la sua attenzione.
Era il Musicista, sorretto dai servi, che a piccoli passi si avvicinava al grande tavolo centrale.
Il suo volto, che pareva di cera, era rivolto non verso Marino, ma verso un punto indefinito, vicino alla grande finestra.
La sua, prima, domanda ebbe allora una risposta ...no, gli occhi dell'amico non funzionavano più...
Attese che questi si sedesse per avvicinarglisi e, senza parlare, gli prese la mano con una grazia inconsueta.
Furono allora infiniti momenti di silenzio, furono copiose lacrime a solcare i loro vecchi visi, furono menti diverse e cuori simili finalmente riuniti.
In quel luogo, in quell'attimo, non vi era null'altro che forza, contegno e dignità, virtù virilmente inespresse dai due sebbene selvaggiamente pronte ad esplodere.
Il pudore, anzi la vergogna, di Marino, venne assorbita dal sapiente, che scelse di esordire con un inoffensivo: "Ti aspettavo, vecchio cencio" al quale Marino, asciugandosi goffamente il viso rispose con un: ""ho avuto da fare, vecchio matto".
Il Musicista con un gesto elegante della mano ordinò ai servi di congedarsi e, solo ora, indirizzo' le proprie orbite verso il Pescatore che, rabbrividendo, deglutì forte.
"I tuoi occhi..." balbettò Marino, che venne pero' interrotto bruscamente dal Musicista che gli si rivolse con tono greve: "raccontami quale dolore ti affligge, amico mio, dei miei occhi oggi non disquisiremo".