Marino Chapter 8
Avvolto dalla solitudine della sua laguna, Marino era solito abbandonarsi ad intime riflessioni, lasciando che le sue mani (guidate dal suo celebre olfatto) compissero gesti precisi e volti ad una proficua pesca.
Inconsapevolmente, egli era un pescatore-filosofo, sebbene senza nessuna preparazione teorica, Marino riusciva a far librare la sua mente oltre il piano meramente meccanico delle proprie azioni.
La vecchia pipa in terracotta, il cui camino aveva arso chissà quante prese di tabacco, scandiva con le sue boccate lo scorrere del tempo in quel luogo astratto e rappresentava segnatamente il suo alter ego. Era il suo, ieratico, unico interlocutore, che con lo sguardo perennemente rivolto all'orizzonte, si faceva artefice di mille tacite risposte.
Quella pipa gli era stata regalata molti anni prima dal Musicista, che aveva commissionato all'amico un proprio autoritratto che, poi, le sapienti mani del Piparo avevano saputo fedelmente riportare sull'argilla.
All'epoca il viso di Marino era decisamente uno di quei volti "memorabili": lo sguardo limpido, di un verde molto chiaro, un taglio d'occhi quasi felino, con un naso "marziale" ed una barba riccioluta che, verso il culmine gli si biforcava, a ricordare il giovane Nettuno.
Sembianze da (dimenticato) semi-dio, da primo fra gli ultimi, degnamente rappresentate anche dall'ampio torace e dalle possenti spalle che la natura gli aveva donato.
La statura, come spesso si riscontrava negli abitanti della sua terra, gli faceva difetto e questa condizione gli si paleso' principalmente negli anni spesi ai Cantieri, quando lavorava al fianco dei "colossi" friulani e slavi.
Anche con loro gli esordi non furono dei migliori, ma la sua tenacia gli meritò in seguito il rispetto di tutti.
Ricordava bene la mattina in cui, per errore, ferì un compagno, scatenando la reazione immediata di un gigantesco Schiavone che lo scaraventò al suolo con un pugno, spappolandogli il naso.
Anche in quel frangente, Marino si ritrasse elasticamente dal suolo, definendo rabbiosamente, per gli anni a venire, i confini tra "il vero ed il falso" tra calafati, impartendo una robusta lectio al manesco Schiavone.