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Pietra d'Istria

Gli amici chioggiotti, all'approssimarsi dell'ora di pranzo, si ritirano improvvisamente ed all'unisono, lasciando vuote il Corso e le calli. 

Il loro brulicare s'interrompe e Chioggia diventa un vero deserto. 

 

Solo allora, l'indole mia randagia ed affamata di quiete e silenzi, mi spinge in lungo ed in largo a vagare per la città, mentre il resto del Collettivo si gode il fresco a casa della zia. 

 

L'uniforme è sempre la medesima: Persol tartarugati, camicia sartoriale (ma sgualcita), bermuda da velista (sin troppo navigato) e mocassino "penny loafer" al piede, foriero di mille vesciche.

 

La camminata invece la riconoscereste tra mille: un 33% di Brando nel Selvaggio, un 33% di "padovano imbruttito", il restante 33% ...da anziano dandy con l'orchite...

 

Quando vago cosi', sotto (...e nonostante...) la canicola feroce mi accorgo di essere ...a caccia di luce...

 

I miei occhi ne sono affamati, della luce di Chioggia.

 

Quella luce che solo qui (...ma che mi raccontano essere stata tipica anche della città vecchia di Zara...) si riesce a catturare con lo sguardo.

 

È merito certamente della cosidetta Pietra d'Istria, utilizzata in gran quantità in laguna come pietra da costruzione e da rivestimento e della sua caratteristica specifica, in virtù della quale la luce prima penetra in essa e solo poi viene rifratta.  

 

Siamo intesi, quando vorrete, ci faremo insieme un'abbuffata di luce ...offre Chioggia!

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