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Diario di bordo di Capitan Alessandro

Coincidenze fortuite

Una piccola serie di coincidenze che, col senno di poi, posso considerare fortuite, non ultima anzi, la scatenante delle quali è la mia laurea, mi ha portato, complice anche il conseguente crowd-founding (oggi si dice così, ai nostri tempi erano ‘’mance’') ad acquistare il mio primo gommone.

Le altre coincidenze?

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Diciamo la tipica concatenazione di eventi tutti con la stessa polarità (nel mio caso sono convinto siano di segno positivo) che portano sempre al risultato chiamato in letteratura: “tempesta perfetta”.

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1 la suddetta liquidità mai vista per uno “studente da sempre”

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2 la ritrovata disponibilità di tempo dopo la full immersion per la tesi di laurea (intendiamoci, stiamo parlando di una normalissima laurea in economia) 

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3 una precedente esperienza di noleggio gommone in Sardegna, breve ma indimenticabile


4 l’aver trovato (quasi senza fatica) un gommone in vendita ''come-lo-volevo-io’’ 

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5 l'incoraggiamento inaspettato da parte di Francesca (oggi, da moglie, forse ci penserebbe due volte)

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6 ampia disponibilità di aiuto da parte di Stefano, cugino più anziano (dava già all’impresa una patente di serietà, almeno in famiglia) e di Davide, compagno di banco del liceo (chi altri se non un vero, storico amico può condividere la tua follia e spingerti a seguirla incondizionatamente?)

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A certe condizioni tutto diventa possibile e così quella sera di marzo 2002 rientrammo da Lecco trainando ''il Bat’'.


Ricordo che non fu semplice:


- partenza alle 4.30,

- viaggio a velocità-codice con la vecchia Fiesta  che continuava ad ingolfarsi

- tensione costante derivata dalla scarsa dimestichezza col carrello rimorchio (cimelio del lontano 1989)

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Rientrammo da Lecco nel tardo pomeriggio, con il gommone al traino ascoltando i Beach Boys a tutto volume per non pensare a tutto il casino della giornata...

La prima volta in Laguna

...La prima volta in barca intendo…

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Oddio, a dire il vero c’era stata già una prima volta in laguna ...ma in canoa.

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Era il 26 dicembre Santo Stefano di 12 anni prima e, io, nipote più grande di 3 zii un po’ matti, fui secondo su una delle due canoe varate in una fredda, immobile, odorosa, laguna sud.

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Varo a Brondolo e giro a remi in laguna, ovviamente senza altri attorno.

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Un freddo pungente e un sole, prima timido, poi convinto, poi di nuovo spento, ci fecero compagnia.

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Tornai a casa stanco dalle tre ore di remata, un po’ bagnato e un po’ no, con addosso il profumo della Laguna…

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Ero piccolino, appena 15 anni, e quella esperienza strana mi ha segnato.

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Oggi che di anni ne ho il triplo quando percorro la Romea nel tratto da Conche a Chioggia abbasso sempre un po’ i finestrini, qualsiasi stagione o clima ci siano, e, pensando a quel 26 di dicembre, mi riempio le narici di quel profumo vagamente magico, astrattamente maleodorante, pericolosamente inebriante.

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Insomma la Laguna tutti sappiamo dov'è… e più o meno come è fatta... la abbiamo ammirata dalla Romea, o dal ponte della Libertà, magari siamo stati in vaporetto fino a Murano.


Mi sono approcciato alla mia prima uscita in gommone il 30 marzo 2002, ricordo ancora la data!

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''…ma Alessandro, dove vai?!!

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...chi è che naviga a fine marzo?!!

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...E’ una cosa che non si fa, fa troppo freddo, c’è poco sole, cosa ci vai a fare?!!''

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Ma io dovevo provare il gommone ...eccheccazzo!!

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Le mie precauzioni si erano fermate a questo:

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- un veloce bollettino meteo della sera prima

- l’acquisto delle dotazioni di legge entro le 6 miglia e di una cartina della laguna veneta

- una tanica di miscela di scorta


Da questo potevo partire e da questo sono partito (la patente nautica mi pareva eccessiva), consapevole che più ti prepari più non sei mai pronto, certe volte è proprio lo stile “all’arrembaggio” che ti sblocca dall’empasse.


Imbarcati 3 ospiti, due di sesso femminile e uno di sesso maschile con muscoli ben formati (qualcuno dovrà pure aiutarmi a remare, nel malaugurato caso, pensavo), variamo dopo altri tre equipaggi.

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Mentre variamo il tempo era così così, cielo grigio, vento assente, atmosfera ovattata.

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Appena varato, imprecando sottovoce e sudando copiosamente, riesco a far partire il motore e grido, per coprirne il rumore: ''Bene, ragazzi, ho studiato la cartina, siamo nel canale Nuovissimo, percorriamolo verso la laguna, sempre dritti arriviamo a Chioggia, vediamo com’è, come non è ...e poi dai, figata, si va in mare, ok?!!’'


Gli altri, in coro: ''Bho dai, Ale, intanto andiamo, poi vediamo…’’ 

 

...Entusiasmante!


Seguiamo un po’ a fatica (colpa del motore piccolino e delle onde di canale che arrivano da tutte le parti) gli altri natanti, ma in prossimità dell’ingresso in laguna ci fermiamo... in laguna c’è nebbia, molta nebbia…

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- ‘’Ah!''

- ‘'Non si vede nulla…''

- ‘’Eh!’'

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Nella mia testa, questa riflessione: ''ma che sfiga, nebbia proprio oggi.. ma qualcuno ci vuole bene lassù ...se ci fosse capitata più avanti, in laguna, sarebbe stato un problema serio…’'

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- ‘’...Ma il televideo non diceva nulla della nebbia in laguna?!!’’ 

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Proprio no, pensai, le previsioni le fanno a scala tri-regionale (Veneto, Trentino, Friuli Venezia Giulia!!!!)

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Un breve ripasso di tutte le cognizioni in materia e poi ...si prende una decisione!

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Poi pensai, anche: ‘'io di navigazione con la nebbia so nulla ...ed ho una paura fottuta... non si vede nulla’’.

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Decido allora di apostrofare gli altri equipaggi: “Signori, noi torniamo indietro!”

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Ed il capitano dell’altra imbarcazione, che aveva già acceso il suo radar e stava contattando la capitaneria, mi risponde: “...venite avanti, andiamo piano, tra poco la nebbia si alza… passa tutto, tranquilli!!”.


Ma l'incredibile potere persuasivo della paura ebbe il sopravvento...

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''No noi stiamo qui... è la prima volta che navigo in laguna, ho una bussola piccola come un ravanello, una cartina della laguna enorme che per aprirla la devo mettere sul prendisole, benzina ne ho ma non so bene quanto beve “la bestia”…

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Questa Tempesta Perfetta preferisco evitarla.

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Ciao-ciao, virata di 180 gradi e rientro per il canale.

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Mentre risaliamo la corrente, si alza la nebbia ed inizia pure a splendere il sole (...come previsto!)

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Ripreso coraggio ci dirigiamo nuovamente verso Chioggia.

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Riuscimmo, anche seguendo altre barche che con l’alzarsi del sole iniziavano a moltiplicarsi e a sfrecciare di qua e di là, a raggiungere Ponte Vigo, l’irraggiungibile traguardo della giornata … ma che a me però non bastava!

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Riuscii a convincere gli altri ad affacciarci verso il mare.

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Facemmo fatica a portarci col gommone all'ingresso della bocca di porto e vista la mal parata, annunciai: ''beh ormai è tardi, rientriamo’’.

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Girai il gommone verso ponente per fare rientro alla base e l’orizzonte cambiò.

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Per tutta l'andata lo sguardo era rivolto verso il cielo azzurro, erano ben definiti sia il profilo del porto di Chioggia che i Murazzi.

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Al ritorno, invece il sole si trovava esattamente davanti a noi ed il suo riflesso sull'acqua la faceva diventare nera

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…lasciandoci nessun punto di riferimento...

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- ''Bhe insomma, siamo venuti da lì, anche se non si vede bene ...ti ricordi ...c’era questo enorme relitto di nave ...e poi quella barena …si dai è di là, vai!’'


- ''Ok, sembra anche a me …vado ...seguo quella barca anche se va tre volte più veloce della mia…

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Metempsicosi della bricola

Nei sogni si fanno dei percorsi (dei ragionamenti) o si vivono delle situazioni che, al risveglio, non si riesce a replicare…


Spiegarli agli altri (...o anche solo a se stessi…) è difficile.

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Quel giorno capitò più o meno quello che accade nei sogni.

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Seguimmo quel veloce barchino che nel giro di un minuto scomparve alla nostra vista, ma tenemmo la sua direzione per dieci minuti buoni, deviando leggermente dal canale lagunare che avremmo dovuto percorrere e ci trovammo diretti verso nord, anziché correttamente verso est, su un canale che, inizialmente bello largo e con bricole ben evidenti, improvvisamente finiva in una secca senza alcun preavviso.

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Andammo in panico…

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Stava arrivando il tempo limite oltre cui avremmo dovuto rientrare per calare del buio.

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Fortuna volle che ci fosse proprio lì dove il canale finiva e dove a momenti ci insabbiavamo, un barchino con due pescatori che ci diedero le indicazioni per riportarci nel Canale del Poco Pesce, antistante a Chioggia e poi nel Novissimo, per il rientro in darsena a Conche.


Il primo errore che commettemmo fu tenere una bricola alla nostra sinistra invece che alla nostra destra,

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Il secondo fu di non seguire una rotta ma di ''andare a naso’' con la presunzione di orientarsi facilmente (perché “tanto non sei mica in mare aperto”)

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E ci perdemmo.

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Non furono singoli errori, vi era infatti alla base un'impreparazione tecnica totale.

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Non vi fu un’analisi preliminare dei possibili eventi.

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L’approccio era sbagliato.

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Questi ‘’eventi'' sono in agguato e FORSE non accadranno o FORSE non ci riguarderanno direttamente.

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Si pensi alla nebbia  all'ingresso della laguna: quasi la laguna stessa volesse avvertirci della sua pericolosità.

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“Attenti che le cose più terribili possono accadere anche nei momenti più tranquilli!”

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La bricola ‘’mancata'' mi ha insegnato che non ci si improvvisa marinai.

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Le cose vanno fatte con la testa sulle spalle…

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Dobbiamo essere preparati mentalmente ad affrontare gli ‘’eventi’’ ...non dobbiamo seguire altre ''imbarcazioni sulla via del rientro’’

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 ...dobbiamo stabilire noi la nostra rotta da seguire!

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Bocca di Porto 

L'incoscienza della mia giovinezza fu lo sfidare le onde incrociate che si formano in uscita dalla bocca di porto di Chioggia. 

 

Lasci la certezza della laguna con le sue onde secche e corte, mai troppo mosse, per un passaggio difficile che ti apre all'incerto. 

 

Non vi dico che lotte per convincere Francesca ad uscire in mare col Bat (un gommone, ndr).

 

Tentativi reiterati di convincimento, accompagnati da bollettini meteo edulcorati. Con la promessa di uscire, vedere com’è e poi rientrare. 

Con la voglia di navigare sul serio, sulle onde della vita e con la paura di passare attraverso …la bocca di porto. 

 

Ci devi passare e sai che è anche questione di culo. 

 

Le onde mutano in lassi di tempo brevissimi. Dipende tutto dal traffico natanti. Rientrano due o tre pescherecci? Non va mica bene.... Qui si salta! …meglio uscire di planata…

 

Non vedi nessuno in ingresso/uscita e magari c'è un’onda lunga contraria? …Fantastico! 

 

L’uscita più bella me la ricorderò sempre! Era appena passato un temporale e stavo uscendo a pesca di seppie con un amico, era fine settembre. 

A velocità sostenuta ci siam fatti ‘sta dozzina di ondoni sollevando la prua al vento sul culmine con un ritmo poderoso che avrei voluto continuasse per ore...

Rock’n’roll, baby!

 

Invece poi esci …e sei più il Leopardi col suo Sabato del Villaggio che gli Ac/Dc con la loro Ride On…

 

Ok, ok, sei in mare, puoi andare dove vuoi, navigare veramente, rockeggiare sulle onde…là in fondo ci sono le Tegnue e poi la Croazia, la vedi? No!

 

…E invece, la laguna? 

 

La laguna è un festoso carnevale di barche.

Prima è fresca e ventilata mentre il secondo dopo è caldissima e poi, ancora, l’inverso. 

Malinconica con la nebbia, viva di pesci e molluschi, maestosa nei colori dei tramonti (in maschera) che puoi vedere solo qui. 

 

Le albe no, quelle nascono dal mare.

 

E allora rieccola, la bocca di porto che ci riaccompagna dentro, in laguna, dove siamo un po’ al riparo dal vento e ci pare di andare a marce ridotte. 

 

Entrando nella bocca di porto cambia il clima e ti predisponi l’animo alla maturità della vita dopo aver vissuto l’incoscienza della giovinezza.

 

E’ un po’ essere al sicuro, essere prudenti, preferire il teatro alla discoteca, saper osservare, saper pensare, saper annusare, saper fantasticare, saper ricordare per raccontare a bassa voce…

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